Considerazioni a margine di un viaggio in autobus


2014-06-20Pubblicato da D.B.

 

In pullman volano parolacce e spintoni.
Il caldo è opprimente e al disagio fisico di stare in piedi uno addosso all'altro (quale più lampante dimostrazione del detto filosofico Natura abhorret vacuum ), si sommano gli odori sgradevoli di chi poco o nulla cura la propria igiene personale.
Un signore sull'ottantina comincia a sbraitare, l' irragionevole pretesa che in un autobus stracolmo nessuno lo debba sfiorare, subito un ragazzo nelle sue vicinanze gli lancia un'occhiata intimidatoria: " o nonn...ringrazia che hai capelli bianchi". Così ogni generazione fa la sua degna figura.
Ecco che l'autobus arriva alla fermata e - dopo una sosta brusca salutata da commenti che vi risparmio, ma che possono essere intuiti anche da chi non dispone di una fervida immaginazione- apre le porte. I passeggeri che devono scendere premono per uscire su quelli nei pressi delle porte; la clausola di cortesia "permesso" è stata abolita, o al più - in taluni casi- sostituita in favore della più pragmatica "devo scendere". Che vi sia una signora in difficoltà con le buste della spesa al seguito poco importa, la gente passa e calpesta."Non ragionar di lor, ma guarda e passa", diceva il Poeta mentre passeggiava per l'Inferno. Riferimento non del tutto campato in aria, a pensarci bene...
Scendo anche io con l'amara consapevolezza che le condizioni degradanti nelle quali siamo ridotti a muoverci sui mezzi pubblici sempre più producono un imbarbarimento dei nostri costumi, favorendo l'emergere di istinti irrazionali e di egoismi, cancellando ogni pallida traccia di civilta'.